UNGERE D'OLIO, CHE AVEVA SIGNIFICATO NELLA PRIMA CONGREGAZIONE CRISTIANA?

(By Corrado Palazzi)

Valutiamo alcuni fattori legati all’invito di Giacomo di ungere d’olio l’ammalato.
È letterale o simbolico
L’olio è un simbolo per definire la Parola di Dio?
Vi sono persone specifiche come gli anziani a cui confessare i peccati?
Consideriamo alcuni fattori:

Primo: Giacomo era un ebreo in tutto e per tutto, un anziano della ecclesia ebraica di Gerusalemme. Ha sempre visto le cose attraverso gli occhi degli ebrei.
Secondo, l'Epistola di Giacomo fu probabilmente il primo libro del Nuovo Testamento ad essere messo per iscritto. Era stato scritto tra Atti 8 e Atti 15.
In Atti 8, i cristiani ebrei furono cacciati da Gerusalemme e molti membri della congregazione di Giacomo furono dispersi in Galilea, Samaria e oltre. Giacomo scrive per dire loro come comportarsi da cristiani dovunque fossero. Ma stava scrivendo ai credenti di origine ebraica di Gerusalemme. I Gentili avevano appena iniziato ad affluire e non sarebbero stati accettati se non dopo Atti capitolo 15.

In terzo luogo, l'olio d'oliva era una parte importante della vita ebraica. L'idea di ungere con olio risale a Esodo 30, quando il Signore disse a Mosè di ungere Aaronne e i sacerdoti usando olio d'oliva. In seguito, profeti e re furono unti con olio d'oliva, che divenne un simbolo riferito al potere dello Spirito Santo (Isaia 61: 1). In Levitico il capitolo 14 contiene "regolamenti per ogni persona malata al momento della loro purificazione cerimoniale, quando vengono portati al sacerdote ..." (versetto 1). Questo capitolo fornisce le procedure su come i sacerdoti dovevano mettere in quarantena e trattare quelli con malattie. Parte del trattamento prevedeva di essere unto con olio d'oliva. Il versetto 15,16 dice: "Poi il sacerdote prenderà dell'olio del log e lo verserà nella sua mano sinistra; quindi intingerà il dito della sua destra nell'olio che avrà nella sinistra, e con il dito farà sette aspersioni di quell'olio davanti al SIGNORE." (NR)
Questo è lo sfondo dei commenti di Giacomo. Era un'abitudine e un rituale ebraico. Questo non era solo rituale; era medicinale.
Levitico 14:32 (NR) dice: "Questa è la legge relativa a colui che è affetto da piaga di lebbra, e non ha i mezzi per procurarsi ciò che è richiesto per la sua purificazione."
A tutt'oggi, l'olio d'oliva ha proprietà curative per la pelle. Per combattere la psoriasi talvolta si fa ricorso a trattamenti con olio d'oliva.
Isaia 1: 6 mostra come l'olio d'oliva divenne parte della pratica medica ebraica: "Dalla pianta del piede fino alla testa non c'è nulla di sano in esso: non ci sono che ferite, contusioni, piaghe aperte, che non sono state ripulite, né fasciate, né lenite con olio."(NR)
Nella parabola del Buon Samaritano in Luca 10, il samaritano arrivò e "fasciava le sue ferite versando olio e vino" (versetto 34).
C'è un altro versetto interessante in Luca. Nel capitolo 7, Gesù fu invitato a cena da un Fariseo. Una donna venne e unse i suoi piedi con profumo, e il fariseo la criticò. Ma Gesù disse nel versetto 46: "Non mi hai messo l'olio sulla testa, ma lei ha versato profumo sui miei piedi". Apparentemente era usanza nei climi caldi salutare gli ospiti con l'olio d'oliva per strofinare il loro cuoio capelluto asciutto e la pelle, ma il fariseo non fece questo. Marco 6: 12-13 descrive il tempo in cui Gesù mandò i suoi discepoli a due a due: "E partiti, predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demòni, ungevano di olio molti infermi e li guarivano.” (CEI)
Ricordiamo che era il dono miracoloso dello Spirito che guariva, non l'olio che comunque era utilizzato come medicinale. Quando Giacomo disse al malato di chiamare gli anziani e di essere unto con olio, stava parlando come un ebreo cristiano ai cristiani ebrei all'interno di una cultura ebraica e dicendo loro di fare ciò che avevano sempre fatto nella loro cultura. Era cerimoniale; era medicinale; era una parte naturale della vita ebraica.

In quarto luogo: in nessuna parte della Scrittura neotestamentaria vi è riferimento di confessare peccati ad un particolare gruppo di persone come ad esempio degli Anziani,
la pratica di ungere gli ammalati con olio non è menzionata altrove nel Nuovo Testamento. Non c'è nulla nel libro degli Atti su confessare i peccati ad Anziani o ungere gli ammalati con olio. In tutti i suoi scritti, Paolo non ha mai menzionato la confessione ad anziani e nemmeno cita se stesso come recettore di confessioni o l'unzione degli ammalati con olio - non vi è traccia di questo nemmeno nella menzione dei requisiti per Anziani e Servitori di Ministero. In effetti se gli Anziani avessero dovuto essere coloro ai quali si era obbligati a confessare un peccato questa assenza nei requisiti degli Anziani stessi fa pensare.
Pietro non menziona questo, nemmeno nella sua prima lettera ove parla di prove e sofferenza. Non c'è niente nel libro di Ebrei su questo. Giovanni non ha mai menzionato la pratica nei suoi scritti.

C'è una regola generale per comprendere la Scrittura che ci invita a non basare le nostre dottrine o pratiche su versi isolati o inusuali quando non fanno parte di un più ampio corpo di verità biblica.
Nel suo libro sull'interpretazione della Bibbia, Robertson McQuilkin afferma: "Maggiore peso deve essere dato all'insegnamento ripetuto spesso. Non è saggio costruire una dottrina importante su un testo isolato, anche se è vero che Dio non ha bisogno di parlare due volte per rendere le sue affermazioni autorevoli. Maggiore peso dovrebbe essere dato a ciò che è spesso ripetuto ed enfatizzato nella Scrittura .... Una dottrina, in particolare una dottrina importante, dovrebbe essere costruita su un'ampia base di molti testi e aspetti biblici. L'unanimità della testimonianza di molti passaggi fornisce una solida base "[Robertson McQuilkin, Comprensione e applicazione della Bibbia (Chicago: Moody Press 2009), kindle location 4031-4041].

Quinto: non c'è nulla di magico nell'olio e non è la parte essenziale del versetto, quindi se rappresentasse la Parola di Dio dovrebbe esserlo.
La vera enfasi qui è sulla preghiera.
Non è sbagliato obbedire letteralmente a questo passo; ma la vera forza del passaggio non è l’olio, ma la preghiera nel nome del Signore. Guardate ancora i versetti 14-15: "Qualcuno è ammalato? Mandi a chiamare i responsabili della chiesa che preghino e versino un po' d'olio su di lui, invocando il Signore che lo guarisca.
La loro preghiera, se fatta con fede, lo risanerà, perché il Signore lo farà stare bene. Inoltre, se il malato ha commesso qualche peccato, il Signore lo perdonerà.". Come notiamo qui l’enfasi è sulla preghiera non sull’olio, sia esso inteso in senso fisico (come lo era con molta probabilità) o simbolico (Da notare che Giacomo usa la parola astheneo, parola greca generica per malattia).

Sesto: questa non è comunque una promessa universale di guarigione fisica immediata e perpetua. Nel complesso, la Bibbia presenta una visione realistica della guarigione. Dio ha promesso la guarigione ai Suoi figli - guarigione totale, guarigione del corpo, mente e anima. Ma sappiamo dalla Scrittura, dall'esperienza pratica e dal senso comune che Dio non ci promette perpetua e immediata guarigione in ogni occasione in questa vita. Ha costruito tremendi meccanismi di guarigione nei nostri corpi. Se tagli il dito, in qualche modo quel dito ha la capacità di riparare il danno e di guarire se stesso. Ma prima o poi, moriremo tutti e abbiamo la speranza della resurrezione. Ma notate l'uso di Giacomo della frase nel versetto 15. In alcune traduzioni viene utilizzata l’espressione “risorgerà” intesa come futura speranza .

Settimo: la cosa più importante per ora non è la guarigione dei nostri corpi dalla malattia, ma la speranza della resurrezione e una buona coscienza presso Dio.: "Confessatevi a vicenda i vostri peccati e pregate gli uni per gli altri, perché siate guariti. La preghiera sincera del giusto, fatta con fervore, è molto potente e dà risultati meravigliosi." (Gc 5:16 Bibbia della Gioia)
Da questa espressione di “confessare il peccato gli uni agli altri” si ricava che non sembra esclusiva degli anziani in una congregazione il conoscere il peccato ma in questo frangente se la malattia fosse quella spirituale nessuno dovrebbe essere “sano” ma anche gli stessi anziani avrebbero dovuto confessare vari peccati al cosiddetto malato.

Commenti

  1. Il post è molto interessante. Il passo di Giacomo sembra problematico e per spiegarlo le nostre pubblicazioni ricorrono al solito mantra di rendere allegorico e simbolico ciò che è scritto chiaramente. Stanco di voli pindarici, da un po' di tempo ho semplificato la lettura della Bibbia.
    L'olio di cui parla Giacomo per me è....olio d'oliva. Marco 6:13,14 dice chiaramente che la pratica di spalmare olio sul malato fu utilizzata da tutti gli apostoli quando compivano guarigioni, e Giacomo, che fu annoverato tra gli Apostoli, conosceva bene questa usanza. Ovviamente non era l'olio di per se a guarire, ma il "dono di guarigioni" operante tramite lo spirito santo, potere che fu concesso anche alle congregazioni dell'epoca insieme ad altri "doni". Da quel che dice Giacomo, sembra che erano gli anziani ad essere abilitati in tal senso, non altri. La malattia in quel passo è fisica, oppure poteva includere stati di depressione o di malessere generalizzato. Ma non ha nulla a che vedere con la malattia spirituale, perché se cosi fosse Giacomo non avrebbe ricordato l'usanza di usare l'olio che gli Apostoli applicavano solo per guarire malati in senso fisico.
    Quanto alla preghiera, era opportuno e necessario che gli anziani pregassero per la guarigione del malato. Il perdono dei peccati (che possono provocare una "malattia spirituale") nel passo di Giacomo è solo un eventualità. Giacomo 5:15 "e se ha commesso dei peccati...". Il che lascia intendere che il malato poteva anche non essere un peccatore ma un cristiano fedele che non aveva gravi peccati da confessare. Se invece i peccati c'erano, quel momento in cui si chiedeva aiuto agli anziani per la malattia fisica era un momento più che opportuno per confessarli. Nel versetto 16 Giacomo sembra subordinare la confessione dei peccati gravi alla guarigione, ma è ragionevole che chi chiede aiuto per la guarigione si umili davanti a Dio, che non ascolta certo le invocazioni degli ipocriti che "nascondono ciò che sono".
    La confessione dei peccati, derivante da uno spirito contrito, in occasione di una manifestazione di fede, non era necessaria nel caso di Gesù, che leggeva i cuori e poteva sapere la situazione di ciascuno. Lo dimostra l'episodio riportato in Matteo 9:2-8, che tra l'altro Giacomo conosceva benissimo. Fede e pentimento (che Gesù aveva percepito senza che il paralitico dicesse nulla) ebbero come risultato la guarigione.
    Quanto al "dono di guarigioni", uno dei doni dello spirito, dal passo di Giacomo non si può escludere che venisse usato anche in favore dei fratelli malati. Può darsi che fosse limitato a circostanze particolari o malattie molto gravi in età prematura rispetto al naturale invecchiamento, ma non se ne sa di più.

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